L’inserimento nel mondo del lavoro presenta molti ostacoli, il primo dei quali è il passaggio dal mondo accademico a quello lavorativo.
Dopo la fine del percorso di studi infatti, è evidente la carenza di supporto da parte delle istituzioni e degli organi competenti verso queste persone, nella ricerca di un impiego.
Inoltre è di fondamentale importanza scrivere un CV efficace.
È essenziale, da questo punto di vista fare un breve accenno storico. La prima legge da prendere in esame è la Legge 21 Agosto 1921 n. 1312, sulle assunzioni obbligatorie degli invalidi di guerra, che fu il modello da cui si è evoluta la normativa del lavoro in riferimento al mondo della disabilità.
Un altro passaggio determinante fu la Legge n. 482 del 1968 sul collocamento obbligatorio. Con esso i datori di lavoro per la prima volta furono obbligati ad assumere all’interno del proprio organico, un certo numero di persone che difficilmente avrebbero trovato inserimento nel mercato del lavoro.
La Legge 68 del 1999 invece riforma il Collocamento obbligatorio introducendo il Collocamento mirato con l’obiettivo di creare una normativa che incentivi alla valorizzazione delle capacità lavorative del diversamente abile a prescindere dalle limitazioni soggettive.
Il Collocamento mirato è un insieme di strumenti tecnici e di supporto, che dovrebbero permettere di valutare adeguatamente le persone in base alle loro capacità lavorative, così da inserirle nel posto adatto, attraverso forme di sostegno, analisi del lavoro, soluzioni dei problemi connessi agli ambienti lavorativi. In altri termini è un servizio che consiste nella predisposizione di un progetto di inserimento nel mondo del lavoro su misura per la singola persona.
La prima cosa da fare è possedere la certificazione legge 102 dell'invalidità civile, successivamente è possibile richiedere presso il centro per l'impiego, l'accertamento delle condizioni di disabilità per accedere al collocamento mirato per verificare se si è idonei a svolgere un'attività lavorativa, la diagnosi funzionale. Tale accertamento verrà effettuato da una specifica commissione della Asl territoriale.
La percentuale di invalidità per iscriversi al collocamento mirato deve essere uguale o maggiore del 46% e bisogna aver compiuto 15 anni. Il Centro per l’Impiego, una volta ricevuta la tua domanda, valuta la tua capacità lavorativa e in base ad essa, ti propone un lavoro che risponda al tuo caso specifico, dopo aver analizzato non solo la tua situazione, ma anche il posto di lavoro a te proposto, affinché sia adatto e adeguato alle tue esigenze.
Il requisito fondamentale per essere iscritto alle liste di Collocamento mirato è quello della disoccupazione. Se la persona è già occupata, mantiene l’iscrizione solo in uno dei seguenti casi:
- ha un contratto a tempo determinato non superiore a 6 mesi;
- ha un reddito da lavoro subordinato minore di 8.000 euro lordi annui;
- ha un reddito da lavoro autonomo minore di 4.800 euro lordi annui;
- svolge un lavoro che rientra in progetti particolari. In questo caso non ci sono limiti di reddito.
Una volta inserito nel database del Collocamento mirato, è fondamentale scrivere bene il CV.
Un quesito importante su cui dobbiamo interrogarci riguarda l’indicazione o meno del grado e della tipologia di invalidità sul curriculum. L’argomento è molto dibattuto e non vi è una linea guida condivisa da tutti. Secondo noi, indicare la percentuale e il tipo di disabilità, non solo è vantaggioso per il lavoratore, ma anche per il datore di lavoro. È nell’interesse di entrambe le parti infatti instaurare un rapporto il più possibile onesto e diretto: proprio per questo è inutile nascondere eventuali problematiche.
Il lavoratore così facendo esprime con chiarezza quali sono le sue limitazioni e quali sono gli eventuali ostacoli nello svolgere un determinato tipo di mansioni, proponendo alcune possibili soluzioni. Il datore di lavoro, essendo a conoscenza della situazione, ha la possibilità di valutare in maniera obiettiva le capacità del candidato e le sue esigenze, esaminando i metodi con i quali può limitare al minimo le difficoltà che si potrebbero presentare.
La valorizzazione della persona disabile nel mondo del lavoro porta dei benefici a tutta l’azienda, sia per quanto riguarda le competenze sia da un punto di vista sociale.